Buoni pasto regole — conoscere la normativa e le linee guida operative è fondamentale sia per i lavoratori sia per le aziende che intendono utilizzare questo strumento come leva di welfare e motivazione. Nel contesto della gestione del personale, infatti, i buoni pasto rappresentano un beneficio molto efficace: migliorano il benessere del dipendente e allo stesso tempo offrono all’azienda una soluzione fiscalmente vantaggiosa rispetto all’erogazione diretta di denaro.


1. Cosa sono i buoni pasto

I buoni pasto sono titoli-vale (cartacei o elettronici) che il datore di lavoro può erogare ai propri dipendenti come sostitutivi della mensa aziendale o come benefit per la pausa pranzo.


L’obiettivo è duplice: permettere al lavoratore di usufruire di un pasto presso esercizi convenzionati (bar, ristoranti, supermercati) o acquistare generi alimentari; e consentire al datore di lavoro un’opzione fiscalmente agevolata rispetto all’erogazione di denaro in busta paga.

Esistono alcune differenze operative importanti:

  • formato cartaceo e formato elettronico/digitale.
  • condizioni di esenzione fiscale e contributiva differenti.
  • rete di esercizi convenzionati e limiti di utilizzo.

2. A chi spettano: obbligatorietà e criteri di erogazione

Un quesito molto frequente riguarda la domanda: “chi ha diritto ai buoni pasto?” e “il datore di lavoro è obbligato a fornirli?” La risposta non è univoca perché dipende da contratto collettivo, accordi aziendali, ma soprattutto dallo schema adottato dall’azienda.

Diritti dei lavoratori

Secondo alcune guide, i buoni pasto possono spettare anche ai lavoratori part-time o a chi non ha una pausa mensa formalmente prevista. In particolare, è stato chiarito che i buoni pasto possono essere erogati “indipendentemente dall’articolazione dell’orario di lavoro e dalle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa”

Obblighi del datore di lavoro

Non esiste una norma generale che impone automaticamente la fornitura dei buoni pasto a tutti i dipendenti, salvo che non sia previsto dal contratto collettivo o dall’accordo aziendale. (Lavoro e Diritti)
Tuttavia, se l’azienda sceglie di erogarli, deve rispettare le regole di esenzione fiscale e le modalità corrette di utilizzo per evitare che i buoni vengano qualificati come reddito da lavoro dipendente.

Valutazione interna

Per l’azienda diventa importante valutare:

  • se esiste una mensa aziendale (oppure no);
  • quanti giorni-lavoro/dipendente effettivamente necessitano la pausa pranzo;
  • il numero di collaboratori (tempo pieno o parziale) a cui si intende estendere il benefit;
  • se inserire il buono pasto quale parte del piano di welfare aziendale.

3. Le regole chiave normative: importi, esenzioni, utilizzo

Per parlare di “buoni pasto regole” è fondamentale sintetizzare gli aspetti normativi centrali.

Importi e trattamento fiscale

  • Per i buoni pasto cartacei viene riconosciuta l’esenzione fiscale fino a un importo giornaliero di 4 euro.)
  • Per quelli elettronici/digitali l’importo esente sale fino a 8 euro al giorno.
    Se il valore supera tali soglie, l’eccedenza è soggetta a tassazione come reddito da lavoro dipendente.

Utilizzo: dove e quante ai transazioni

  • I buoni pasto possono essere spesi nei ristoranti, bar, tavole calde, gastronomie, supermercati convenzionati e modalità take-away.
  • Esiste un limite, per ciascuna transazione: fino ad un massimo di 8 buoni pasto possono essere utilizzati contemporaneamente per pagare un unico conto.
  • Non viene fissato dalla normativa un numero massimo di buoni pasto che un dipendente può ricevere giornalmente o mensilmente; ma è comunque prassi erogare un solo buono per giorno di lavoro effettivo quando non c’è mensa aziendale.

Novità 2025 e modifiche normative

  • Dal 1° settembre 2025 entra in vigore una nuova disciplina in attuazione della Legge n. 193/2024 (ex Decreto Concorrenza) che modifica alcune condizioni a vantaggio di lavoratori ed esercenti: ad esempio viene calmierata la commissione che gli esercenti accettanti buoni pasto possono applicare, al fine di favorire la diffusione del benefit.
  • Le normative aggiornate prevedono anche una maggiore flessibilità nella fruizione dei buoni pasto anche per i lavoratori in smart working o che non svolgono una pausa pranzo classica.

4. Vantaggi per le aziende e per i lavoratori

Per i lavoratori

  • Maggiore potere d’acquisto: grazie al buono pasto il lavoratore può gestire la pausa pranzo o la spesa alimentare con un supporto concreto.
  • Flessibilità: soprattutto con i buoni digitali, la modalità d’uso diventa più moderna e adattabile.
  • Welfare tangibile: percepire un benefit concreto, oltre allo stipendio, contribuisce al senso di valore e all’engagement.

Per le aziende

  • Deduzione integrale dal reddito d’impresa delle spese per l’acquisto dei buoni (nelle modalità previste) per i dipendenti.
  • Costi inferiori rispetto all’equivalente contributo in busta paga (meno contribuzione e tassazione).
  • Strumento di retention e motivazione per il personale: un’azienda che cura anche la “pausa pranzo” mostra attenzione alle persone.
  • Allineamento con politiche moderne di welfare aziendale: il buono pasto diventa un benefit distintivo.

5. Implementazione in azienda: best practice

Per adottare correttamente i buoni pasto e rispettare le regole, è utile seguire alcuni passaggi pratici.

Step 1: valutazione iniziale

  • Verifica se in azienda esiste una mensa o meno: se sì, potrebbe non essere necessario introdurre buoni pasto;
  • Analisi contrattuale e accordi aziendali: verificare cosa prevede il CCNL o accordi sindacali relativamente ai buoni pasto;
  • Stabilire criteri di accesso (dipendenti full-time, part-time, smart working) in modo chiaro.

Step 2: scelta del formato e fornitore

  • Decidere se adottare buoni cartacei o elettronici/digitali: la normativa favorisce i digitali con soglia d’esenzione più alta.
  • Scegliere un emettitore/fornitore affidabile che garantisca rete ampia di esercizi convenzionati e una buona gestione operativa.
  • Mappare gli esercizi convenzionati vicini alla sede aziendale o facilmente accessibili dai lavoratori, inclusi supermercati e food-delivery se previsto.

Step 3: comunicazione interna

  • Comunicare ai dipendenti il beneficio, le modalità d’uso, le condizioni (valore, limiti, dove si possono spendere) e la normativa.
  • Fornire un vademecum operativo: ad esempio spiegare che fino a 8 buoni per transazione possono essere utilizzati, che non sono cedibili, non danno resto.
  • Formare i responsabili HR o payroll per garantire che l’erogazione venga effettuata correttamente e che la contabilità sia allineata.

Step 4: controllo e monitoraggio

  • Monitorare l’utilizzo dei buoni da parte dei dipendenti: frequenza, tipologia degli esercizi, eventuali problemi di accesso o utilizzo.
  • Verificare che gli esercizi convenzionati rispettino gli accordi e che la commissione applicata non superi i limiti previsti dalla normativa (a partire dal 5% dal 2025)
  • Aggiornare la policy aziendale se mutano le condizioni contrattuali o normative.

Step 5: adeguamento normativo e fiscale

  • Ogni anno (o ogni qualvolta ci siano novità legislative) rivedere il trattamento fiscale, l’importo esente e le modalità d’uso.
  • Verificare con il consulente del lavoro o revisore che la deducibilità e l’impatto contributivo siano corretti.
  • Nel caso di introduzione a posteriori dei buoni pasto o per categorie particolari di dipendenti (smart working, part-time) assicurarsi che l’erogazione non generi rischi fiscali.

6. Le principali criticità e come evitarle

Anche se sono uno strumento consolidato, i buoni pasto non sono privi di insidie. Ecco alcune criticità e suggerimenti.

Criticità

  • Scarsa rete di esercizi convenzionati vicini alla sede lavorativa → minor utilizzo o frustrazione dei dipendenti.
  • Errata erogazione: inserire un buono pasto a un dipendente che non ne ha diritto può generare tassazione inattesa.
  • Superamento del valore esente (es. più di 8 euro per i buoni elettronici) → componente reddito.
  • Utilizzo non conforme (cedibilità, conversione in denaro, resto) → in violazione delle regole.
  • Mancata comunicazione e formazione interna → dipendenti poco informati e rischi di utilizzo inefficiente.

Come evitarle

  • Definire chiaramente la policy aziendale sui buoni pasto: destinatari, valore, modalità d’uso.
  • Scegliere un emettitore che fornisca una rete ampia e una dashboard informativa sull’utilizzo.
  • Effettuare sessioni di informazione ai dipendenti e materiale scritto (FAQ) per rispondere alle domande più frequenti.
  • Monitorare periodicamente la compliance: limiti, uso corretto, convenzioni con esercizi.
  • Aggiornarsi sulle novità normative: se cambia la soglia esente, le condizioni d’uso o le commissioni, anticipare l’adeguamento.

7. L’evoluzione futura: le novità previste dal 2025

Il sistema dei buoni pasto è in evoluzione e dal 1° settembre 2025 sono previste modifiche significative che le aziende e i consulenti HR devono conoscere.

  • Riduzione della commissione massima che gli esercenti possono applicare all’accettazione dei buoni pasto, a favore di una maggiore accessibilità per i lavoratori.
  • Maggiore diffusione dei buoni digitali, con reti di esercizi sempre più integrate e modalità online/food-delivery ampliate.
  • Ampliamento dell’applicabilità anche ai lavoratori in smart working o part-time, superando lo schema rigido della “pausa pranzo classica”.
  • Possibile revisione degli importi esenti e delle modalità di deducibilità, in funzione delle politiche di welfare e delle nuove normative fiscali.

Questo scenario richiede che le aziende restino proattive: implementare da subito policy flessibili, scegliere sistemi digitali e anticipare i cambiamenti per restare competitive come datore di lavoro e attrattive per i talenti.


Le “buoni pasto regole” rappresentano oggi un tema strategico nel panorama del welfare aziendale: se ben gestiti, i buoni pasto diventano un ponte tra l’azienda e il benessere dei collaboratori, un incentivo fiscale intelligente e un elemento di differenziazione nel mercato del lavoro. Allo stesso tempo, non devono essere “di serie B”: occorre trattarli con rigore normativo, chiarezza operativa e comunicazione interna adeguata.

Per le aziende che desiderano attivare o migliorare il proprio piano di buoni pasto – definendo policy, verificando compliance, scegliendo l’emettitore e ottimizzando l’impatto fiscale, RW Studio è il partner ideale. Offriamo supporto nella valutazione iniziale, nell’implementazione operativa, nella comunicazione interna e nell’aggiornamento continuo alle novità legislative.